Rocca dietro la vigna

I vini del Lago Maggiore, I.G.T. Ronchi Varesini.

Una storia “recente” con radici profonde.

Ottobre 2016 – Meteorologicamente la giornata non si preannuncia bene, pioggia e nebbia, comunque sia non ci impediranno di passare una piacevole giornata in compagnia dei nostri amici.
Programma: visita ad una azienda vitivinicola sopra Angera, lago di Verbano, pare sia molto caratteristica da generazioni sul territorio e con una produzione particolare, sono proprio curioso di conoscere questa realtà….

Quasi una mulattiera

La strada per arrivarci è stretta a doppio senso, di acciotolato, quasi un tratturo, e si inerpica dalla statale sulla collina, tra cancellate che nascondono alla vista altre proprietà, ville e chissà quale altra meraviglia.
Fortunatamente dopo un paio di chilometri siamo arrivati, entrata cancello poi un tratto di ripida salita ed eccoci nel piazzale antistante all’edificio che ospita l’azienda.


Parcheggiamo fronte il bosco sotto due enormi e vecchi ippocastani con il fogliame ingiallito e semispogli, ma dai residui colori caldi dell’autunno, ci accoglie lafamiglia Berrini, il Sig. Franco, la figlia ed il genero che ci faranno da ciceroni durante la visita ai vigneti ed alla cantina.

Camera con vista

Oltrepassata la costruzione, si aprono i vigneti e attraverso un sentierino ci addentriamo tra i filari di nebbiolo e merlot, con vista splendida sulla famosa “Rocca di Angera” e più sotto il lago di Verbano. Eh sì, siamo sulla cima di una collina, è proprio da questo piano, in cima alla collina, che deriva il nome dell’Azienda.
Pensate che pace e spettacolo vendemmiare in un tale scenario…..

Nebbiolo

Mentre ci addentriamo, tra i filari di merlo e nebbiolo, il Sig. Franco ci racconta dei vigneti, la distanza tra una vite e l’altra secondo il tipo di uva, se Merlot va bene a 40 cm, se Nebbiolo almeno 80 cm.

Malvasia con Botritys Cinerea

Ci spiega con parole semplici la particolare caratteristica ambientale e il microclima di questo cucuzzolo e dei declivi sottostanti, e di quello ancora più particolare, dove sono a dimora le viti di Malvasia (per il muffato) e ancora lo Chardonnay ed il Bussanello.

Il Bussanello, ci spiega il Sig.Franco, è un vitigno autoctono, risultato di un incrocio tra Riesling Italico e Furmint (il Tokaj), dal profumo di aromi floreali e fruttati fini e molto intensi (note di gelsomino, pera e mela rossa) che Cascina Piano utilizza in assemblaggio a Chardonnay per fare il San Quirico.

Esperienza e passione

Azienda vitivinicola da generazioni, esperienza, passione, amore per ciò che fanno e per come lo fanno, proprio grazie alla grande esperienza legata alla conoscenza del territorio ed alle sue caratteristiche climatiche che quest’anno, così ci raccontano, hanno salvato i vigneti e l’uva dalla piaga della peronospora che ha colpito i vigneti in quella zona.
Saremmo rimasti ancora parecchio tra i filari, affascinati da spiegazioni, racconti ed aneddoti, ma la cantina ci aspetta, torniamo al coperto ad assaggiare, o meglio degustare il frutto di tante fatiche; o almeno così credevamo!

Ci eravamo dimenticati della vinificazione, il processo che è vanto dell’opera dell’uomo saggio e paziente; aggiungerei anche lungimirante visti i risultati.
San Quirico, Primenebbie, Angliano, Mott Carè……., stop.

Ci fermiamo.
Non vorremmo esagerare, o meglio, vorremmo evitare di perdere punti patente!
Ci congediamo a malincuore da Franco e famiglia (e dai suoi vini), ma non a mani vuote, ci diamo appuntamento a primavera inoltrata nel periodo di fioritura delle viti.
Nel frattempo stappando un Primenebbie od un Angliano, o assaporando un Mott Carè, ci culliamo nel ricordo di quella collina.

(R. Matetich – F. Matetich)