Detto popolare di lunga tradizione sentenzia: «nella botte piccola c’è il vino buono».

E se, prima di arrivare in botte, l’uva è già ‘piccola’?

Tra le gustose curiosità delle colline friulane si trova il Picolìt, vitigno autoctono friulano a bacca bianca. Un equivoco linguistico comune lo vuole associato all’idea di ‘piccolo’ – ‘piccolino’, che in realtà è data soltanto dal suffisso -ìt, a metà tra il diminutivo e il vezzeggiativo. La sua radice deriva da pécol, termine friulano per peduncolo. Dunque, un piccolo peduncolo. Ma non solo.

Grappolo spargolo di Pìcolit

Anche gli acini sono di piccole dimensioni, con buccia spessa e pruinosa. Inoltre, in ragione della presenza di un fiore ermafrodita fisiologicamente femminile, l’impollinazione risulta disomogenea e difficoltosa, dando origine a grappoli spargoli. Per questo motivo è uso comune coltivare il Picolìt insieme ad altre varietà, per favorire l’impollinazione. In questo modo si spiega la ridotta quantità di vino prodotto.

A tanta fatica per la sua cura e coltivazione fa però riscontro un gusto impareggiabile. A raggiunta maturazione, l’uva risulta di una dolcezza unica sia per merito della scarsità di acini sul grappolo che per il terroir calcareo-marnoso (il flysch) riscontrabile nell’area dei Colli udinesi e goriziani, zone in cui si coltiva questo vitigno per la quasi totalità.

Il vino Picolìt, le cui prime testimonianze di esistenza risalgono ad alcuni documenti settecenteschi e la prima attestazione è datata 1682, in ragione della scarsa produttività e delle costanti cure necessarie, è un’autentica rarità. È diffusa la nomea che lo vuole vino dei principi e dei papi.

Zona di produzione Pìcolit DOCG Colli Orientali del Friul

Circoscritta è anche la zona in cui è possibile produrre il Picolìt con denominazione DOCG Colli Orientali del Friuli: una dozzina di comuni in provincia di Udine, disseminati attorno a Cividale, tra cui spicca il nome del comune di Prepotto, noto per l’omonimo Schioppettino. Di notevole interesse è la sottozona di Cialla, frazione di Prepotto, in cui la percentuale di uve Picolìt impiegate nella realizzazione del vino deve essere del 100% (contro il minimo di 85% del resto della DOCG), con un titolo alcolometrico di minimo 16% (a fronte del 15% nel resto della DOCG).

Un’uva ‘piccola’ chiama botte piccola: il Picolìt si presta a pratiche di appassimento su pianta o su graticcio e viene affinato, per un minimo di 10 mesi, in barrique (minimo 22 mesi per la sottozona di Cialla).

Alla vista, il Picolìt si presenta di un giallo intenso, quasi ambrato, affascinante e dalle tonalità dorate.

All’olfatto esprime un profumo intenso di miele, frutti gialli e albicocca essiccata. I profumi sono spiccati, dolci, che ricordano il miele millefiori, le confetture di frutta gialla, l’albicocca essiccata. Talvolta si riscontrano note di vaniglia, particolarmente evidenti nelle versioni più affinate.

Al palato si dimostra amabile, mai troppo dolce, caldo, morbido, armonico, con eccezionale ma non sempre presente sentore di legno o retrogusto mandorlato lievemente amarognolo che sorprende grazie alla morbidezza vellutata e alla lunga persistenza.

Picolìt DOCG 2016 Colli Orientali del Friuli

La temperatura di servizio consigliata è di 12°C.

Vino ‘da meditazione’, delizia da degustare a conclusione del pasto, il Picolìt si può accompagnare con formaggi stagionati, pasticceria secca o semplicemente con amabili chiacchiere tra commensali.

Insomma, un piccolo grande tesoro da custodire per le occasioni speciali.

(Fabrizio Matetich)