I punti di forza? Territorio e attenzione in vigna.

Alla ricerca di quelle realtà territoriali che esprimono caratteristiche uniche, ci siamo recati quasi al confine con la Svizzera, tra i pendii assolati dell’Ossola, terra di vini “eroici”, le cui vigne crescono su terrazzamenti e terreni con pendenza superiore al 30% ed un’altitudine superiore ai 500 mt. Zona conosciuta prevalentemente per il recupero del Prünent un vitigno antichissimo e autoctono (se ne ha traccia in uno scritto risalente al 1308) e per la sua DOC Valli Ossolane.

Una zona vitivinicola dalla storia tanto antica quanto poco raccontata, solo nel 1800 era cosparsa di vigneti (400 ettari), oggi ne sono rimasti solo 14, con 8 produttori per una produzione complessiva di circa 100 mila bottiglie annue.

La vite in Val d’Ossola di Clara Moschini (Ed. Silvana Editoriale)

Un curioso aneddoto

Da secoli la viticoltura rappresenta una componente fondamentale nella cultura e nell’economia del Piemonte, e il vino che vi si produce è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Qui si narra che il Duomo di Milano sia stato costruito anche con il vino ossolano, che scendeva a Milano con il marmo di Candoglia e serviva in parte al pagamento della mano d’opera.

Azienda Vitivinicola Edoardo Patrone

A portarci sino ai confini con la Svizzera ci ha condotti la curiosità di conoscere ed incontrare un giovane pioniere, il ventinovenne Edoardo Patrone titolare dell’omonima Azienda Agricola Edoardo Patrone, che, primo in Ossola, ha dato vita ad una bollicina tutta ossolana.

Topia pergola tipica dei terrazzamenti dell'Ossola
Topia pergola tipica dei terrazzamenti dell’Ossola

I suoi vigneti si trovano attorno al fiume Toce, nei comuni di Domodossola, Montecrestese e Trontano. La coltivazione tipica è a pergola, localmente chiamata Topia, la quale sorge su grandi monoliti di sasso ricavati dalle cave locali. Questo tipo d’allevamento consente buoni risultati sia di produzione che di resistenza riducendo al minimo gli effetti delle gelate.

I terreni di questa zona sono generati da antichi depositi fluviali terrazzati e ondulati e in taluni casi piuttosto declivi, vi è comunque una sensibile variabilità delle caratteristiche dei terreni in base alla loro localizzazione e alla morfologia del territorio stesso.

Si tratta di suoli con alcune limitazioni per scarsa profondità dello strato attivo e recanti talvolta un sottosuolo roccioso.

Nelle zone di bassa collina, terreni limosi, nelle zone, invece, di più alta valle, abbiamo terreni più ricchi in scheletro, sabbie e limo, normalmente posti su declivi ben esposti e quindi adatti a una viticoltura di qualità e basse produzioni, caratterizzata da escursioni termiche elevate, temperature massime ed irraggiamento solari riconducibili ad un clima di montagna.

I terreni su cui crescono le viti di Edoardo hanno un substrato di Gneiss (di tipo granitico ai vini conferiscono freschezza e mineralità) da un lato, dall’altro flysch, roccia sedimentaria caratterizzata da diversi strati di arenarie, sabbie e marne, che danno vita a vini dalle caratteristiche minerali, pieni e rotondi, dal colore intenso.

Edoardo Patrone

Il nostro anfitrione, Edoardo Patrone, è un ragazzo di 29 anni con un notevole percorso alle spalle. A 16 anni diventa sommelier, dopo la laurea in enologia ad Alba, tre anni di lavoro nella zona del Barolo ed uno in Australia torna in Ossola aprendo la sua azienda partendo con un progetto di valorizzazione dei prodotti vitivinicoli ossolani.

Una scelta di vita dettata dalla passione per il vino e per il territorio, che lo porta anche ad insegnare.

Edoardo ci racconta dei vigneti, illustrandocene le caratteristiche: un territorio difficile caratterizzato da una pronunciata escursione termica, piccoli appezzamenti su terreni a base granitica che impongono lavorazioni manuali e costante impegno.

L’azienda consta di pochi ettari, in parte messi a disposizione da viticoltori che non hanno più la forza di seguirli, ed è l’unica ad avere l’intera filiera di produzione a Domodossola.

Agli inizi dell’avventura

Agli inizi dell’avventura erano solo di 3000 m2, oggi 3,5 ettari, queste sono le dimensioni del vitato dell’Azienda Patrone, distribuiti su 18 appezzamenti, alcuni di poche migliaia di m2, e non poteva essere diversamente vista la frammentazione sul territorio.

Al centro del suo progetto, la valorizzazione dei prodotti vitivinicoli ossolani, a partire da ciò che esiste, recuperando piccole particelle di anziani viticoltori della zona che non hanno più la forza di seguirli, appezzamenti nei quali si possono trovare i vitigni di una storia, non solo Nebbiolo (eco tipo autoctono chiamato Prünent) o Merlot i più diffusi, ma anche qualche pianta di Dolcetto, Pinot Nero, Ornavasca, Baco, Negrun e Vespolina. Una biodiversità del territorio che diventa patrimonio da valorizzare, come nel suo PSB, un blend di uve rosse tipiche della zona.

I punti di forza? Territorio e attenzione in vigna.

Un salto in cantina per un primo assaggio che sorprende.

Edoardo ci mostra una barrique, toglie il tappo colmatore e ci fa curiosare. Da dentro salgono tiepidi effluvi profumati, si sente un timido gorgoglio.

Ci spiega che è Chardonnay, un altro esperimento, che sta fermentando in una barrique nuova non tostata e che seguirà il suo percorso lì (per il momento non ci svela altro). Prende calici ed alzavino, giusto per un assaggio del mosto.

Colore a parte, al naso spigiona un preponderante profumo di banana, seguono poi alcuni sentori di frutta tropicale, in bocca invece la fa da padrona l’acidità, la freschezza.

C’è proprio da dire che “chi ben comincia è a metà dell’opera”.

Cinque i vini prodotti di cui un rosato, il Testa Rüsa e quattro rossi, il Lepontinum, ottenuto da 100% uva Merlot, il Valli Ossolane Nebbiolo col 100% di uve Nebbiolo ed il Valli Ossolane Rosso Vigna Vagna, un blend tra Nebbiolo e Merlot e il PSB.

Il Valli Ossolane Vigna Vagna è la prima menzione ossolana, cioè il primo vino ossolano Doc con un’indicazione geografica specifica e riconosciuta per la sua unicità e qualità, alla francese il “cru”, al quale a breve si aggiungerà Vigna Maggiore.

Ultimo, ma primo in ossola Basin”  il Rosé Extra Dry. Delicato “come un bacino”, perché il suo nome, basin, è la forma dialettale di bacio.

Si tratta del primo spumante, metodo Charmat prodotto solamente in 800 bottiglie con le uve della val d’Ossola a base primaria di Nebbiolo (Prünent) 70% circa, il restante 30% di uve del territorio.

La sua effervescenza fine e persistente regala una bocca piacevole, sapida, in equilibrio con la componente alcolica, colpisce la corrispondenza naso/bocca.

Uno spumante non convenzionale, dal colore tenue del petalo di rosa, si distingue per finezza e ricchezza di sapori fruttati, dalle fragoline di bosco al lampone, sentori di rosa così come il suo colore.

Fresco e delicato, può essere un perfetto aperitivo, o ideale per accompagnare antipasti a base di verdure e leggeri primi piatti.

Salutiamo Edoardo con la promessa di rivederci a marzo per assaggiare i vini nuovi, prima dell’imbottigliamento e per scoprire i progressi dell’esperimento Chardonnay.

(R. Matetich – F. Matetich)